L’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) definisce la depressione come il “male del secolo”, non solo perché è uno dei disturbi mentali con la maggiore prevalenza nella popolazione, ma anche perchè tra i più invalidanti.
In Italia, i dati indicano che il 7% della popolazione manifesta sintomi depressivi, di cui il 40% ha un disturbo depressivo maggiore. Tale disturbo può insorgere a qualsiasi età, ma nella maggior parte dei casi esordisce tra i 20 e i 40 anni.
La depressione maggiore viene detta anche depressione endogena o depressione unipolare. Si tratta di un disturbo dell’umore caratterizzato da sintomi quali: profonda tristezza, calo della spinta vitale, perdita di interesse verso le normali attività, pensieri negativi e pessimistici, disturbi nelle funzioni cognitive e sintomi vegetativi come alterazione del sonno e dell’appetito (Otte et al., 2016).
E’ un disturbo molto frequente, ma la sua incidenza è doppia nel sesso femminile.
Il sintomo soggettivo che sembra prevalere è la sensazione di essere inutile, negativo o continuamente colpevole, fino ad arrivare all’odio verso se stessi.
La caratteristica principale dei sintomi depressivi è la pervasività, causando un disagio clinico significativo e compromettendo il normale funzionamento sociale, lavorativo o in altre aree importanti per la persona.
La depressione è ampiamente riconosciuta come un grave problema di salute pubblica in tutto il mondo e la terapia farmacologica con antidepressivi rappresenta uno dei suoi trattamenti fondamentali. Negli ultimi anni la psicoterapia si è affermata come valido trattamento complementare, e non alternativo, alla terapia farmacologica.
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