Freud sosteneva: I meccanismi di difesa servono allo scopo di tenere lontano i pericoli… Naturalmente l’individuo non utilizza tutti i possibili meccanismi di difesa ma si limita a selezionarne alcuni; questi però si fissano nel suo io, diventano abituali modalità di reazione del suo carattere che si ripetono nel corso dell’intera esistenza ogni qualvolta si presenta una situazione analoga a quella originaria.
Da allora verranno fatti molti studi sui meccanismi di difesa. Già Anna Freud fornì, dopo il padre, un primo quadro della loro molteplicità e poliedricità.
Dei vari meccanismi di difesa, in questo articolo, ci occuperemo della formazione reattiva.
Il soggetto affronta i conflitti emozionali o i fattori stressanti interni ed esterni sostituendo (cosa che solitamente si verifica in concomitanza con la rimozione) comportamenti, pensieri e sentimenti diametralmente opposti ai propri pensieri o sentimenti inaccettabili. La manifestazione di un comportamento contrario alla pulsione dalla quale ci si vuole difendere.
Per esempio: un atteggiamento di pudore che copre esibizionismo, oppure di modestia che copre ambizione, oppure di amore che copre impulsi di odio.
Potremmo dire anche che la “formazione reattiva” è uno dei meccanismi di difesa dell’Io che si difende dall’emergenza di un desiderio rimosso sistematizzandone il contrario in determinati comportamenti o tratti del carattere. Per esempio un bambino che abbia sentimenti di odio rimossi nei confronti della madre può sviluppare una estrema preoccupazione e sollecitudine per il suo benessere o ancora uno studente che detesta un suo compagno di corso si comporta con lui in modo esageratamente gentile.
Essa appare, dunque, come la risposta tipica delle nevrosi ossessive che consiste nello strutturarsi in modo automatico di un comportamento che risponde in modo compensatorio ad un certo tipo d’angoscia.
È cioè un modello automatico che si sviluppa come simmetrico ed opposto dell’elemento angosciante.
L'odio appare sostituito dall'amore, oppure l'aggressività dalla mitezza, dove l'atteggiamento mancante persiste inconsciamente. Vi è qualche cosa che l'Io teme come pericoloso e da cui reagisce con il segnale dell'angoscia. Si tratta di un meccanismo secondario, destinato essenzialmente ad impedire il ritorno del rimorso alla coscienza. La rimozione gli è dunque preesistente, tanto che la formazione reattiva può essere considerata una sorta di sostegno a cui si fa appello per rafforzare la rimozione allorché questa perde di efficacia; ecco perché, dicevamo, essa risulta particolarmente evidente nel comportamento ossessivo e coatto e nei sintomi del nevrotico ossessivo. Per assicurare che un impulso rimosso disturbante sia tenuto lontano dalla consapevolezza conscia o dal comportamento palese, vengono sviluppati atteggiamenti e comportamenti che sono l'esatto opposto di ciò da cui si debbono difendere. Certi aspetti della passività possono essere formazioni reattive contro un'attività motoria che è stata inibita e poi rimossa dalle proibizioni in epoca infantile. Schneider sottolinea che questo meccanismo è molto importante perché permette di comprendere la genesi di certi caratteri, in particolare dei caratteri nevrotici. Le sindromi cliniche che illustrano la formazione reattiva sono:
1) Nevrosi ossessivo-coatte;
2) Gli stili caratteriali ossessivo-coatti.
A sostegno dei meccanismi reattivi, infatti, possono essere messi in atto dei cerimoniali ossessivi che costituiscono una ulteriore barriera alla manifestazione degli impulsi aggressivi più profondi.
Nella formazione reattiva, dirà Lingiardi, l’impulso o affetto originario è giudicato inaccettabile dal soggetto che mette in atto una sostituzione inconscia. Sentimenti, impulsi, e comportamenti di tono emotivo opposto sostituiscono quelli originari. L’osservatore non vede l’alterazione come tale, ma soltanto il prodotto finale. Rimpiazzando i sentimenti originari con i loro opposti, il soggetto evita sentimenti di colpa inaccettabili. Si può parlare, ad esempio, di formazione reattiva quando un soggetto reagisce a un evento con un’emozione di tono opposto a quello dell’evento susciterebbe abitualmente nelle altre persone. Nella formazione reattiva viene manifestato chiaramente l’affetto sostituito, mentre quello originario deve essere inferito (diversamente dall’annullamento retroattivo dove entrambi gli impulsi vengono percepiti).
Ciò che risulta decisivo nel determinare la natura della formazione reattiva, è capire che cosa l'Io teme maggiormente. Per esemplificare immaginiamo che tale meccanismo si sviluppa nel seguente modo:
L'Io avverte inconsciamente di nutrire degli impulsi associati all'odio.
Tali impulsi sono giudicati pericolosi, in quanto minacciano la stabilità dei rapporti sociali e la perdita di affetto
Si mette in atto il blocco inconscio di tali impulsi mascherandoli attraverso un comportamento d'amore.
Dal punto di vista economico si attua un controinvestimento energetico di un elemento cosciente di forza uguale ma di direzione contraria all'investimento inconscio.
Viene da chiedersi, quali sono gli elementi che ci permettono di identificare questo meccanismo di difesa, e quindi per es. di distinguere una manifestazione di amore come copertura all'odio oppure come espressione di una naturale amorevolezza?
La caratteristica più evidente è che il rovesciamento e la mascheratura dell'impulso originario non avvengono mai in maniera completa. Ci sono degli elementi, infatti, che sfuggono al controllo dell'Io e che sono rappresentati da un certo tratto di rigidità, inflessibilità, necessità, iperattenzione all'altro, che tipizzano il comportamento di copertura.
Ci troviamo di fronte per es. ad una gentilezza, ostentata, pomposa e invasiva che rappresenta il tentativo dell'Io per meglio mascherare un conflitto di natura sadica. Il meccanismo reattivo si evidenzia inoltre nel raggiungimento di risultati opposti a quelli coscientemente voluti.
Un esempio ancora più chiaro di questo meccanismo di difesa viene riportato da White e Gilliland nel libro I meccanismi di difesa in cui si cita il caso di una donna trentenne che da bambina era stata molto ostinata ed aveva avuto un'educazione sfinterale molto difficoltosa. Una volta divenuta adulta aveva sviluppato abitudini di pulizia fino all'eccesso e quando le capitava di avere ospiti a casa entrava in uno stato di grande agitazione ed era costretta a correre da una parte all'altra della casa a svuotare portaceneri sporchi, togliere bicchieri e piatti usati creando negli ospiti uno stato di imbarazzo e tensione. Notiamo, attraverso questo esempio, come la necessità compulsiva alla pulizia serva per mascherare impulsi legati all'erotismo anale.
Reich, in Analisi del carattere, parlando di formazione reattiva, mette in risalto soprattutto la forma di necessità che essa viene ad assumere:
«l'azione deve essere eseguita a tutti i costi» e ancora «chi lavora in modo reattivo deve lavorare come un robot, e quando il suo lavoro è terminato, deve iniziarne subito uno nuovo».
Reich vuole mettere in evidenza il fatto che lo scopo del comportamento reattivo non è il raggiungimento di un risultato ma la necessità compulsiva ad agire per tentare di consumare la libido ingorgata.
In conclusione, i comportamenti devoti fino all'annullamento di sé, la dipendenza eccessiva, l'iperprotettività, il moralismo sono in genere le manifestazioni tipiche di chi ha fatto della formazione reattiva la sua difesa contro le tentazioni opposte: desiderio di sopraffazione, aggressività, rivalità, desideri sessuali proibiti.
Questo meccanismo si sostituisce completamente alle proprie autentiche istanze interiori, diventa un inderogabile stile di vita, ma il pericolo è rappresentato dal fatto che, quando alcune circostanze indeboliscono la vigilanza dell'Io, le falle si aprono improvvisamente e appare improvvisamente la vera natura: la persona che tutti conoscevano come indulgente, paziente, amorevole, liberale, generosa, diventa spietata, intollerante e inflessibile. L'ambiente intorno è stupito: il personaggio è diventato irriconoscibile.
Bibliografia.
Freud Anna, (1997), L’io e i meccanismi di difesa, Psycho
Mediateca
Reich Wilhelm, (1994), Analisi del carattere, SugarCo (collana Tasco.Scienze umane)
Schneider P.B. (1972), Psicologia Medica , Milano, Feltrinelli
White Robert B., Gilliland Robert M., (1977), I meccanismi di difesa, Astrolabio Ubaldini
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