Domandarsi se è troppo presto, significa quasi sempre arrivare a parlarne troppo tardi (Veglia 2004)
In Europa, la definizione fornita dagli Standard per l’Educazione Sessuale è:
Educazione sessuale significa apprendere relativamente agli aspetti cognitivi, emotivi, sociali, relazionali e fisici della sessualità. L’educazione sessuale inizia precocemente nell’infanzia e continua durante l’adolescenza e la vita adulta e mira a sostenere e proteggere lo sviluppo sessuale. Gradualmente essa aumenta l’empowerment di bambini e ragazzi, fornendo loro informazioni, competenze e valori positivi per comprendere la propria sessualità e goderne, intrattenere relazioni sicure e gratificanti, comportandosi responsabilmente rispetto a salute e benessere sessuale propri e altrui.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità rileva che la sessualità non può essere “ridotta” solo al comportamento sessuale e educare alla sessualità significa far emergere molti aspetti, in particolar modo, quelli relativi alla sfera affettiva ed emotiva. La sessualità è un aspetto centrale dell’essere umano e questo vale per tutta la sua vita: essa comprende il sesso, le identità e i ruoli di genere, l’orientamento sessuale, l’erotismo, il piacere, l’intimità e la riproduzione.
In quanto strettamente connessa con l’educazione all’affettività e alle relazioni, al rispetto dei diritti umani e della parità tra i sessi, l’educazione sessuale non è solo un trasferimento di informazioni di tipo medico-sanitario, ma un vero e proprio processo educativo.
L’educazione all’affettività e sessualità deve essere certamente appropriata per l’età, ma secondo un approccio olistico che aiuta a far maturare nei bambini e negli adolescenti le competenze che li renderanno capaci di determinare autonomamente la propria sessualità e le proprie relazioni nelle varie fasi dello sviluppo.
Quando si parla di educazione sessuale, è opportuno estenderla alla funzione relazionale della sessualità, rappresentata dall’impegno a stabilire un rapporto di ascolto di noi stessi e dalla capacità di riconoscere gli “altri” come persone, imparando il rispetto per l’altro/a sia nella dimensione dell’amicizia e dell’intimità, sia nell’esperienza dell’amore e dello scambio sessuale (Giommi, 2003).
La stessa definizione di cui all’inizio dell’articolo, concepisce la sessualità in senso olistico e ne rivela gli aspetti positivi e “globali” e non solo gli aspetti di prevenzione; una visione che volge ad un processo di educazione come arricchimento, crescita personale che non si concentra solo sui rischi/pericoli (gravidanze indesiderate; infezioni a trasmissione sessuale…).
I giovani devono essere perciò sostenuti, rafforzati e messi in grado di gestire la propria sessualità in modo responsabile, sicuro e appagante.
Il supporto di professionisti, in un’ottica multidisciplinare, è necessario quando vi è bisogno di informazioni complesse e di tipo tecnico (come quelle riguardanti la contraccezione o le modalità di contagio delle infezioni sessualmente trasmesse), ma l’educazione sessuale deve, ad un tempo, mettere in grado i giovani, attraverso un processo di empowerment, di fare scelte informate e consapevoli in modo da poter agire in modo responsabile verso se stessi e gli altri.
Oggi giorno è facile, grazie alla tecnologia, reperire informazioni sulla sessualità e tra le principali fonti di apprendimento, in particolare nelle fasi più precoci dello sviluppo, non manca certamente internet, che se da un lato è un diffuso metodo per soddisfare le proprie curiosità, dall’altro può condurre i giovani ad imbattersi in informazioni frammentarie e scorrette. I genitori e gli adulti hanno un ruolo fondamentale in questo periodo, ma spesso da parte loro c’è, su certi argomenti, silenzio, senza tenere conto che il silenzio è esso stesso un modo di comunicare. Questo può generare censure, tabù e pregiudizi che condizionano negativamente i processi di crescita.
L’ educazione sessuale non è un evento singolo, bensì è basata su un progetto, e risponde alle mutevoli situazioni di vita dei giovani. Un concetto strettamente correlato è quello di “adeguatezza rispetto all’età” e per essere efficace, la prevenzione deve essere caratterizzata non solo da informazione, ma anche educazione. Per questa ragione, dovrebbero essere formati e coinvolti gli insegnanti della scuola dell’obbligo. Al momento attuale però tali programmi non sono obbligatori e la scelta di aderirvi rimane dei singoli Istituti, determinando disomogeneità nell’educazione sul territorio nazionale.
Offrire invece ai bambini ed ai ragazzi l’opportunità di partecipare a programmi di educazione sessuale in senso olistico e con il coinvolgimento dei diversi stakeholders, può permettere loro di maturare consapevolmente un progetto di vita che tenga conto del benessere anche sessuale ed affettivo.
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